Sanità digitale e rendicontazione: quello che non puoi non sapere

Artexe il 12 maggio 2020

L’espressione sanità digitale corrisponde a un concetto molto ampio e dotato di tante manifestazioni concrete, il cui minimo comun denominatore è l’impiego delle tecnologie ICT al fine di ottimizzare le relazioni tra strutture e pazienti, i servizi forniti all’utente finale e il supporto al governo del sistema sanitario. Il principio è quindi quello della digitalizzazione dei processi sanitari e di strumenti come dossier, cartelle cliniche e ricette: nel concetto di sanità digitale rientrano argomenti di forte attualità come il Fascicolo Sanitario Elettronico, ovvero il sistema informativo che racchiude tutta la storia clinica del cittadino, ma anche il Centro Unico di Prenotazione, nonché la telemedicina.

Come anticipato, però, sanità digitale riguarda anche l’organizzazione e la governance del sistema sanitario e dei soggetti che vi fanno parte: tra le forme di digitalizzazione ormai consolidate, pensiamo ad esempio ai flussi informativi regionali, che nascono come equivalente paperless dei documenti cartacei (il flusso SDO, per esempio, è la versione elettronica della scheda cartacea di dimissione ospedaliera ed esiste dal 1993).


Sanità digitale: il sistema e la rendicontazione

Parlando di sanità digitale e rendicontazione, partiamo dicendo che la complessità organizzativa del nostro SSN dipende anche dal fatto che il governo si manifesta come sistema di aziende pubbliche coordinato a livello regionale. La tutela della salute rientra tra le prerogative delle Regioni, che di conseguenza hanno facoltà di legiferare nel rispetto dei principi stabiliti dalla normativa statale. A livello gestionale, il Servizio Sanitario Nazionale è quindi un organismo complesso proprio perché non è formato da una sola amministrazione bensì da un ecosistema di enti distribuiti su più livelli e il cui obiettivo, da raggiungere congiuntamente, è la tutela della salute dei cittadini. Per tornare quindi al concetto di sanità digitale, tutta questa complessità si traduce in un enorme patrimonio informativo “circolante” tra tutti gli enti appartenenti al sistema della sanità pubblica.

Un’Azienda Ospedaliera (AO) efficiente, per esempio, deve disporre di un sistema informativo gestionale che raccolga, in modo rapido e puntuale, tutte le informazioni utili ai fini del controllo di gestione. Tra le sue attività, un gestionale deve tenere traccia delle prestazioni eseguite, dei farmaci usati, dei ricoveri, delle prestazioni ambulatoriali, di qualsiasi spesa fatta, deve collegare i costi dei pazienti ai reparti, controllare i budget, i costi sanitari e gestire in modo efficiente le reportistiche: l’acquisizione, ma soprattutto la qualità e il controllo dei dati, il fatto che non ci siano incongruenze e che siano in linea con dettami normativi che possono cambiare rapidamente e presentare differenze a livello regionale, è essenziale ai fini dei flussi di rendicontazione che gli enti pubblici sono tenuti a inviare periodicamente, nel rispetto delle scadenze regionali.


Sanità digitale e flussi informativi

Le strutture che erogano prestazioni nell’ambito del Servizio Sanitario sono quindi tenute ad ‘alimentare’ i cosiddetti flussi informativi sanitari, secondo tempistiche che vengono definite dalla normativa regionale. Il concetto cui fare riferimento è quello di debito informativo, ovvero set di dati - relativi a servizi erogati - che sono utili a livello centrale non solo a fini di studio e analisi, ma soprattutto per quantificare il fabbisogno del settore e i fondi da stanziare a livello regionale.

Per questo il tema della gestione dei flussi informativi è così importante in sanità, e al tempo stesso si scontra con un livello di complessità notevole che pone una forte pressione sulle aziende sanitarie, che devono anche misurarsi con problemi di carenza di organico, con la frammentazione normativa, con la necessità di rispettare vincoli temporali e la disomogeneità lungo la filiera di produzione dell’informazione, nonché con dati assenti, errori, incompleti e non uniformi che richiedono un’importante attività di controllo. Ecco perché un’ipotesi da non sottovalutare è proprio quella di esternalizzare la gestione dei principali flussi, facendo sì che il soggetto terzo si faccia carico della soluzione di problemi, delle lacune e delle incongruenze, garantisca la conformità e la rendicontazione nel rispetto della normativa vigente.


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